Terzo posto finale in classifica in Serie C con la Cadetta del Tiesse Robot Calvisano e la consapevolezza di avere diffuso la sua grande esperienza all’interno del gruppo. Insieme al tecnico Mauro Paghera abbiamo tracciato un bilancio della stagione.
Mauro: questa è stata la tua prima stagione completa sulla panchina della Cadetta. Ci racconti come è andata?
“Mi sono trovato molto bene sia con i ragazzi che con Beppe nello staff. Sono contento perché l’esperienza ha portato diversi frutti. Avere una figura come Beppe dalla quale apprendere e fare riferimento è sicuramente un valore aggiunto molto importante".
In campionato ci siamo congedati con un successo interno contro Mantova che ci è servito per difendere il nostro terzo posto. Cosa ne pensi?
“E’ un piazzamento che in parte mi sta stretto perché abbiamo buttato via alcune partite che avremmo potuto interpretare meglio. Nella seconda parte del torneo è mancata infatti una continuità che in una competizione purtroppo spezzettata abbiamo faticato a imporre. Per di più, l’assenza di un piazzatore naturale per via di un infortunio ci ha penalizzati. Detto questo, ci tengo a fare i complimenti a tutti e un ringraziamento speciale a Medaina che pur avendo giocato per necessità fuori ruolo tutto l’anno ha svolto un lavoro eccellente”.
Nell’ultima partita disputata in casa contro Mantova sono andati a segno Pisoni che è un prodotto del vivaio classe 2006 e Gavazzi che ha chiuso la sua grande carriera per limiti di età. Due giocatori completamente diversi che mettono in pratica il vero obiettivo della squadra. Giusto?
“Il senso della Cadetta è appunto proprio questo: vedere in insieme in campo sia ragazzi giovani che atleti ben più esperti. I diciottenni vivono di questi rugbisti più adulti che diffondono maturità all’interno del gruppo, penso ad esempio allo stesso "Bisbe" Gavazzi, il cui addio mi ha emozionato, per tanti anni abbiamo infatti giocato insieme. La Cadetta è poi una palestra per il club nella quale diamo la possibilità ai rugbisti di crescere, divertirsi e trovare un collegamento tra la giovanile e la squadra maggiore”.
Per la prima volta ti sei cimentato in una sfida per te inedita. Come è andata?
“Essendo io un uomo di mischia, per me questa è stata infatti la prima esperienza alla guida della trequarti e dunque ho dovuto mettermi alla prova, analizzare filmati e soprattutto studiare. Posso dire che i ragazzi sono molto migliorati nel corso del tempo, Caserini e Medaina hanno giocato tantissimi minuti e si sono dimostrati due ottimi elementi sui quali fare affidamento. Dopo di che, Bertini, Gandini e i due fratelli Costa che hanno ricominciato a giocare a inizio stagione hanno fatto un grande salto di qualità. Ci hanno poi aiutato tanto pure Fornari e l’evergreen Venturini nei centri. Faccio un applauso a tutti per la costanza dimostrata negli allenamenti".
Tu hai giocato ad alti livelli in carriera. Trascorsi da rugbista professionista e un presente dunque da tecnico, quanta esperienza ad alti livelli hai cercato di trasmettere nel gruppo?
“Quando giocavo ho sempre curato il dettaglio e questo ho cercato di fare da allenatore. Ogni azione porta ad una conseguenza, secondo me è un aspetto fondamentale e che non va mai sottovalutato. Mi auguro di essere riuscito a trasmettere la mia voglia ai ragazzi".
PHOTOCREDIT: Luigi Caserini